Ciao a tutte e tutti, bentornati su Cose di Moda per la prima newsletter del 2024! Spero stiate bene e che siate pronti ad affrontare un nuovo anno ad alto tasso di fashion (aiuto 😵💫).
Appena archiviato Pitti e con la Fashion Week Uomo in pieno svolgimento a Milano, vorrei dedicarmi non al menswear (sarebbe stato troppo scontato), bensì a due campagne uscite negli ultimi giorni.
Sto parlando delle campagne dedicate alla Primavera-Estate 2024 di Prada e Gucci. La maison guidata da Miuccia e Raf Simons ha realizzato una serie di scatti - a colori e in bianco e nero - molto puliti ed essenziali. Le modelle protagoniste sono le stesse che hanno sfilato in passerella e il set è costituito da un semplice fondale neutro (le immagini di backstage dello show sono diventate così le foto di campagna).
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Gucci, che per la campagna intitolata Ancora, come la collezione di debutto di Sabato De Sarno, ha selezionato cinque nuovi volti chiamati a rappresentare “un tipo di bellezza fuori dai canoni ed è ritratta ‘al naturale’, senza artifici”. Ci tengo a sottolineare che questa bellezza fuori dai canoni non contempla modelle mid- o plus-size.
Per il resto le immagini sono anch’esse molto lineari e minimal, con l’intenzione dichiarata di rendere omaggio alla fotografia di moda attraverso l’obiettivo di David Sims (storico collaboratore di De Sarno). In effetti sia in questo progetto che in quello di Prada, firmato da un altro fotografo legatissimo alla maison, Willy Vanderperre, prevale un’estetica glamour eppure basica, tipica degli anni d’oro delle riviste di settore.
Complici il declino dell’editoria di moda e un cambiamento epocale nel linguaggio e nel modo di fruire il fashion, non sono più (solo) le campagne pubblicitarie a raccontare l’identità o il nuovo corso di un brand. In questa fase di cambiamento per Gucci, ad esempio, è più importante e strategico avere celebrities di primo piano nel front row, vestire Taylor Swift ai Golden Globes o Dua Lipa per il Late Night with Seth Meyers, mentre le campagne rimangono un affare destinato agli addetti ai lavori o agli appassionati di moda.
Certo è che pur mantenendo un approccio “low-budget” e “rilassato”, senza ricorrere a location esotiche, set da blockbuster o testimonial altisonanti, è possibile ottenere risultati ben più riusciti e memorabili. A Loewe spesso bastano un divano, una sedia d’ufficio e occasionalmente Jamie Dornan o Maggie Smith. Calvin Klein, poi, pur avendo da promuovere solo intimo e denim, ha sempre dato prova di saper intercettare lo spirito del tempo, senza bisogno di progetti milionari. L’ultima, già virale e amatissima, campagna con Jeremy Allen White ne è la conferma.
Rimane, dunque, la sensazione di una certa pigrizia creativa. Un concetto antitetico a realtà che prima ancora di vendere un prodotto dovrebbero vendere un sogno. A partire da un’immagine.
Piccolo sondaggio di inizio anno:
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Sogno un 2024 in cui sarò in grado di pettinarmi così 🎀
Alla prossima settimana 👋🏻
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50% Cecilia, 50% Andrea. Ho scritto per nss magazine, Harper's Bazaar Italia, Cosmopolitan e iODonna.it. Scrivo di moda anche in questa NL, tra approfondimenti, trend TikTok e ossessioni passeggere 💌