#24 Non tutti gli addii sono uguali
Nemmeno le dimissioni di Walter Chiapponi da Blumarine mettono d'accordo la fashion community online
La notizia della settimana, giunta a sorpresa, è stato l’annuncio delle dimissioni di Walter Chiapponi come Direttore Creativo di Blumarine. Chiapponi, che aveva presentato la sua prima collezione per la maison lo scorso febbraio, arriva da un anno molto duro e complicato, segnato prima dalla perdita del nipote Noah, 14 anni, poi da quella dell’amico di lunga data Davide Renne, scomparso tragicamente ad un mese dal suo debutto alla guida di Moschino.
“In questo percorso il mio ringraziamento va innanzitutto a Marco Marchi, che lo ha reso possibile, ma anche a tutti coloro senza i quali non avrei potuto esprimermi così come ho fatto. Mi riferisco, in particolare, alle persone che ho amato e non ci sono più, ma che continuano a infondermi emozioni forti, a ispirare il mio sentire e il mio viaggio. Voglio ora concentrarmi su nuove iniziative e progetti a sfondo sociale e umanitario per riapprodare poi, al tempo giusto, sulle passerelle”, ha dichiarato Chiapponi.
In un certo senso, viste le circostanze che hanno portato a questa decisione, la notizia poteva esaurirsi qui, con l’augurio a Chiapponi di riprendersi presto. Il mondo della moda, però, è ormai popolato da un ecosistema di pagine e profili social che basano il loro engagement su notizie e dichiarazioni pubblicate per far discutere. Ecco allora che profili come StyleNotCom e 1Granary non hanno perso tempo a diffondere la news. Il primo riportandola come un semplice dato di fatto, il secondo mettendo in mezzo i grandi gruppi del lusso, che non danno modo e tempo ai designer di costruire un progetto a lungo termine (il post è stato poi rimosso).
Fa specie constatare come anche nell’industria della moda il dibattito online sia diventato sì acceso, ma spesso aggressivo e tossico. Non si è perso tempo, ad esempio, a criticare aspramente la prima collezione di Alexander McQueen firmata da Seán McGirr, giovane stilista alle prese con un compito non arduo, impossibile. I commenti sotto al post di StyleNotCom dedicato a Chiapponi, poi, sono la fotografia precisa di una comunità viva e vivace, ma spesso troppo veloce a lanciare giudizi e critiche, finendo come di consueto per creare fazioni contrapposte.
Durante i mesi del lockdown il sentimento generale, condiviso da designer, addetti ai lavori e pubblico, era che ci fosse bisogno di rallentare, di ridurre i ritmi dell’industria, di diminuire il numero di sfilate e collezioni. Insomma, si auspicava ad un ritorno ad un settore più sano e lento, nel senso migliore del termine. Nei mesi successivi a tutto ciò si sono aggiunte istanze di inclusività, sia a livello di genere, etnia ed età, con la speranza concreta dell’arrivo di giovani, talentuosi e meritevoli stilisti alla guida delle grandi maison. Sono passati solo pochi anni, ma si è già tornati al punto di partenza, dimenticandosi allegramente promesse e prese di posizione. Facendo a gara a chi critica più in fretta chi quel sistema prova a cambiarlo da dentro.
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Alla prossima settimana 👋🏻
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50% Cecilia, 50% Andrea. Ho scritto per nss magazine, Harper's Bazaar Italia, Cosmopolitan e iODonna.it. Scrivo di moda anche in questa NL, tra approfondimenti, trend TikTok e ossessioni passeggere 💌