#31 Abbiamo ancora bisogno di Alessandro Michele
Alla vigilia del debutto da Valentino, l'ex direttore creativo di Gucci ci ha ricordato perché è un grande designer
Quando si aprono le porte della Sala Oro del Lingotto Fiere di Torino, si scatena un applauso immediato e scrosciante. Un’ovazione sincera ed emozionata. A fare il suo ingresso non è un autore di fama internazionale, un intellettuale premio Nobel, una scrittrice da milioni di copie vendute, come accade di solito al Salone del Libro. Ad entrare è Alessandro Michele, ex direttore creativo di Gucci, prossimo al debutto alla guida di Valentino. Visibilmente sorpreso da tale accoglienza, non meno emozionato del pubblico, sale sul palco accompagnato dalla moderatrice dell’evento, Daria Bignardi.
Basterebbe questa breve descrizione per rendersi conto che c’è qualcosa di diverso nella figura di Michele, nel suo modo di essere stilista che ha decisamente superato gli argini spesso invalicabili dell’industria della moda, facendo breccia in una platea ben più ampia. È inaudito che il direttore creativo di una grande maison scriva un libro che non è un’autobiografia, ma quasi un trattato filosofico (!), e che per di più lo presenti all’interno del più importante e prestigioso appuntamento dell’editoria italiana.
Il volume La Vita delle Forme - Filosofia del Reincanto, scritto insieme al filosofo Emanuele Coccia, chiude virtualmente un cerchio. Fin dalla sua prima collezione per Gucci, nel 2015, Michele accompagna infatti ogni sfilata con comunicati stampa che trascendono la descrizione asettica degli abiti e degli accessori, preferendo invece riferimenti altissimi, letterari e filosofici.
Parlando proprio di quel debutto, Michele ricorda una cosa importante. Nel 2015 il settore moda era completamente asservito al prodotto, al marketing, al singolo item capace di trainare le vendite e quindi di cambiare la percezione di un brand (nel 2024 la situzione non è molto diversa). Michele, però, stravolge questa concezione, introducendo una narrazione che andasse oltre gli abiti, che parlasse di persone, di storia, di filosofia, di autodeterminazione e libertà di essere se stessi (un concetto ribadito molte volte). Dando forma ad un universo multiforme ed eclettico, coerente e riconoscibile.
È inevitabile, a questo punto, fare un confronto con il Gucci di oggi. Soprattutto se si ripensa alla dichiarazione dell’attuale direttore creativo della maison, Sabato De Sarno, all’indomani dell’ultima sfilata alla MFW. “Il tema della collezione sono gli abiti”. Va riconosciuto, in ogni caso, che l’industria della moda non è più quella del 2015, e che Gucci si trova in un momento di trasformazione, di ricerca di una nuova identità. Kering, il gruppo proprietario della casa di moda, ha puntato su un designer certamente talentuoso, molto concentrato sul qui e ora, sul rendere nuovamente desiderabile Gucci. Sul vendere, tanto, subito. Un’operazione in cui è preferibile togliere piuttosto che aggiungere, in cui a prevalere deve essere l’essenzialità rispetto all’eccesso. Il barocco tipico di Michele deve lasciare il posto ad un minimalismo luxury senza troppo carattere. L’obiettivo è ricominciare, fare tabula rasa, scrivere una pagina inedita nella storia della maison.
Una missione mai così evidente come nel primo show Cruise di De Sarno, andato in scena lunedì sera alla Tate Modern di Londra. Guardandolo mi è tornata in mente l’eterna domanda che attanaglia ogni fashion show. La sfilata deve regalare un sogno, trasportare in un mondo altro, elevandosi ad una forma narrativa a sé stante di impareggiabile escapismo? O deve mostrare, senza troppe metafore e simbolismo, come ci vestiremo la prossima stagione, concretamente, a cominciare dalle borse e dalle ballerine? Sono due scuole di pensiero opposte, incarnate perfettamente da Michele e da De Sarno, che rispecchiano allo stesso tempo il passato e il presente di Gucci.
Seguito da un firmacopie dalla coda chilometrica, l’incontro a Torino con Alessandro Michele è stato un fatto inconsueto per l’industria della moda. Che ha ancora, disperatamente e nonostante tutto, bisogno di creativi come lui.
ARTICOLI, TREND e OUTFIT 💅🏻
Non c’è ancora nulla di certo, ma i rumors si fanno sempre più insistenti. Hedi Slimane sarebbe sul punto di lasciare Celine. Il suo successore potrebbe essere Michael Rider, che, a sua volta, ha appena lasciato il ruolo di creative director della linea donna di Polo Ralph Lauren 👀 Vedremo
Da Burberry, intanto, le cose non vanno per niente bene: le vendite sono calate del 12% nei primi mesi dell’anno (sarà a causa dell’ingiustificato e spropositato aumento dei prezzi??)
È un problema il modo - e le persone - che parlano di moda su TikTok Italia? Una polemica che gira da qualche giorno
La Presidente della Giuria del Festival di Cannes 2024, Greta Gerwig, in un abito firmato Maison Margiela Couture. Niente da aggiungere ✨
I consigli di stile della settimana da iODonna.it: i look per nascondere polpacci non proprio da principessa e il grande ritorno dei sandali a granchietto (che non mi hanno ancora conquistata al 100%)
Oltre ovviamente a Un Calice Di… (già sapete) c’è un podcast a tema moda con ospiti super e riflessioni molto interessanti. Si chiama The Cutting Room Floor e se ne possono vedere diversi spezzoni su TikTok (il resto è su Patreon)
Questa vecchia campagna di Prada 🤌🏻
Una bella intervista alla mente dietro l’account IG che racconta le tendenze del momento attraverso i numeri: Data, But Make It Fashion 👩🏻💻
Alla prossima settimana 👋🏻
Ti è piaciuto questo numero? Dillo ai tuoi amici
50% Cecilia, 50% Andrea. Ho scritto per nss magazine, Harper's Bazaar Italia, Cosmopolitan e iODonna.it. Scrivo di moda anche in questa NL, tra approfondimenti, trend TikTok e ossessioni passeggere 💌