Lo ammetto: in questa NL avrei volentieri parlato d’altro. Ma il Met Gala, la serata di beneficienza organizzata dal Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York insieme a Vogue, si è trasformato nell’evento più importante dell’industria della moda. Impossibile da ignorare, impossibile da evitare. Per iniziare soft, dopo aver ripassato il tema della retrospettiva e il dress code del gala, qui potete rivedere i look delle star, i gioielli più spettacolari e gli outfit degli after party. Ora qualche riflessione.
La missione di Anna Wintour è quasi completata
Vale a dire: riabilitare completamente la figura di John Galliano e farlo tornare a pieno titolo nel gotha della fashion industry. Un articolo di The Cut di qualche giorno aveva rivelato che l’attuale mostra Sleeping Beauties: Reawakening Fashion non è altro che un piano B. In origine, infatti, la retrospettiva sarebbe dovuta essere dedicata alla carriera di Galliano e alle sue creazioni più iconiche. Sia membri onorari del Costume Institute che altri addetti ai lavori si sarebbero però detti contrari a questa decisione. Galliano, ricordo, era stato licenziato dalla direzione creativa di Dior nel 2011 per avere pronunciato insulti antisemiti. La teoria di The Cut troverebbe riscontro quanto meno nella quantità - e nell’alto profilo - delle star che hanno comunque scelto di indossare capi firmati Galliano (del passato o di Maison Margiela): Zendaya, Bad Bunny, Kim Kardashian. Negli ultimi tempi, complice una sfilata diventata virale e un documentario a lui dedicato, Galliano è stato scoperto dalla Gen Z, che ne ha fatto quasi una figura di culto. Sebbene la mostra a lui dedicata non sia stata (ancora) fatta, la missione di Wintour, che in tutti questi anni è rimasta al fianco dell’amico designer, cercando di riabilitarlo in ogni modo possibile, è quasi giunta a compimento. Il prossimo passo potrebbe essere la nomina in una maison ancor più prestigiosa. Givenchy? Chanel? Lo sapremo presto.
È stato il Met Gala più distopico di sempre
Non è che gli altri anni regnasse la pace assoluta, intendiamoci. Questa volta, però, il Met Gala ha coinciso con uno dei giorni più drammatici del conflitto fra Israele e Hamas. Mentre Zendaya e Jennifer Lopez percorrevano la leggendaria scalinata del museo di New York tra le urla dei fotografi e quelle dei fan, a Rafah l’esercito israeliano minacciava di distruggere l’ultimo luogo ““sicuro”” in cui ha trovato rifugio la popolazione palestinese. A molti, soprattutto su TikTok e soprattutto tra i più giovani, è sembrato un contrasto insopportabile, devastante, ingiusto. I post Instagram, i video YouTube e TT sono stati invasi dalle parole All Eyes on Rafah, dalle emoji di bandiere della Palestina o di angurie, da commenti durissimi e indignati dall’assoluta indifferenza da parte del fashion system davanti ad una tragedia di questa portata.
Il trionfo della moda “di nicchia”
O come direbbero in inglese “if you know you know fashion”. Lo racconta nel dettaglio questo post di i-D 👇🏻
ALTRO SUL MET GALA 2024
Nonostante la parata di celebrità e di abiti al limite dell’umano, il Met Gala è prima di tutto un evento di beneficienza. Che quest’anno avrebbe raccolto circa 26 milioni di dollari, scrive il New York Times
Ma com’è, davvero, la mostra che riporta alla luce le cosiddette Sleeping Beauties, creazioni d’archivio e pezzi mai visti prima? Un bel resoconto di Emilia Petrarca. (Tra l’altro TikTok ha fatto in fretta a smentire Kendall Jenner: l’abito del 1999 di Givenchy non solo era già stato indossato, ma era apparso su Flaunt Magazine indosso a Winona Ryder…)
Da Jonathan Anderson a Donatella Versace, da Daniel Lee a Francesco Risso, i designer sono state le vere star del Met Gala
Strettissimi, proibitivi, semplicemente impossibili da indossare: i corsetti hanno dominato il Met Gala, scrive Brooke Bobb su Harper’s Bazaar
Mentre Arianna Cavallo su Il Post ripercorre l’iconografia del naked dress, da Cher a EmRata all’ultimo Met
Infine: Amy Odell, giornalista e autrice della biografia di Anna Wintour, non pensa che il Met Gala sia morto, solo in netto declino. Per Silvia Schirinzi, su RivistaStudio, invece, l’evento riflette il bivio davanti al quale si trova l’industria della moda
ARTICOLI, TREND e OUTFIT 💅🏻
Se vi doveste trovare a corto di idee in vista di una cena informale, qui offro qualche spunto stilistico
Un motivo in più per amare Camille Charrière: non le manda mai a dire, nemmeno a Kim Kardashian
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Come voglio vestirmi per tutta l’estate ✨
Tenetevi forte. E se l’icona di stile a cui ispirarsi questa estate fosse Magnum P.I.?
I cappellini che ci meritiamo 🎀
Alla prossima settimana 👋🏻
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50% Cecilia, 50% Andrea. Ho scritto per nss magazine, Harper's Bazaar Italia, Cosmopolitan e iODonna.it. Scrivo di moda anche in questa NL, tra approfondimenti, trend TikTok e ossessioni passeggere 💌