Questa settimana ho fatto una cosa che non faccio mai: ho esplorato i siti dei brand di intimo e lingerie più famosi in Italia. Sebbene ci fosse una ragione lavorativa dietro la ricerca, tutto questo scrollare tra reggiseni e perizomi qualche riflessione me l’ha scatenata (e non poteva essere altrimenti).
Partiamo dalle basi. Negli e-commerce di Intimissimi, Tezenis e Yamamay (per citare i tre marchi più conosciuti) di body diversity ce n’è molto poca. Qualche corpo non conforme, distante quindi dal modello estetico imperante, fa la sua comparsa solo nelle sezioni dedicate all’intimo modellante. Altrimenti, a dominare, è l’ideale di una donna esile e magra, spesso con un seno abbondante, addominali scolpiti e sedere di marmo. Dal canto loro, Triumph, Lovable e Victoria’s Secret (fresco di discusso rebranding) lasciano spazio ad un range di corpi ben più ampio e diversificato, complice l’offerta di una vasta gamma di taglie di reggiseno e slip.
E qui sorge la prima domanda. La lingerie è per chi la indossa o per chi la guarda? Cioè, per fare un po’ la pesante, l’intimo in pizzo è l’ennesimo prodotto del patriarcato o è in realtà uno strumento di liberazione e affermazione delle donne?
A giudicare dagli e-commerce dei marchi sopracitati un divario esiste. La sensazione è che Yamamay & co. giochino molto con i concetti di femminilità, seduzione e sensualità, come è naturale che sia visto il settore, ma sempre attraverso un unico modello estetico di riferimento. In questo senso il cosiddetto male gaze, lo sguardo maschile, è molto presente sia nel design dei capi che nelle immagini di catalogo. Oltre a sentirsi belle e sicure di sé, la propria affermazione passa anche attraverso la conquista di un partner, dunque da un riconoscimento esterno di quella bellezza.
Triumph e simili, invece, utilizzano la carta dell’inclusione non solo su un piano teorico ma pratico per ergersi ad alleati nella scoperta e nella valorizzazione di sé, qualsiasi fisico si abbia. Trovare la giusta taglia di reggiseno è così una ricerca che riguarda solo chi quel reggiseno lo indossa, indipendentemente dagli altri.
C’è poi un ultimo tassello. Forse non siamo ancora abituati a considerare sexy quei corpi non conformi, per definire tutti quelli che un tempo non trovavano spazio in questi contesti. Il vecchio Victoria’s Secret è il massimo esempio di un modello di femminilità (e di brand di intimo) totalmente votato alla seduzione dell’uomo, della provocazione e del sex appeal, elementi che si sono cementificati nell’immaginario comune. È arrivato il momento di liberarci di costrutti mentali antiquati e infondati che ci fanno considerare qualche rotolino o morbide curve antitetici alla sensualità e alla seduzione.
Ricordandoci anche che l’intimo non deve essere necessariamente legato al sesso o al piacere per ricoprire un ruolo importante nella vita delle donne.
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50% Cecilia, 50% Andrea. Ho scritto per nss magazine, Harper's Bazaar Italia, Cosmopolitan e iODonna.it. Scrivo di moda anche in questa NL, tra approfondimenti, trend TikTok e ossessioni passeggere 💌
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